giovedì 7 marzo 2013

E’ morto Hugo Chavez, presidente del Venezuela. All’ombra di un futuro incerto, l’Interrogativo: morto un caudillo se ne fa un altro?

Caracas, Venezuela. 7 marzo 2013 - Verrà celebrato domani, 8 marzo, il funerale del presidente venezuelano, Hugo Chavez, 58 anni, deceduto alle 16:25 ora locale di martedì scorso in seguito ad un’infezione alle vie respiratorie, peggioramento dovuto all’invasività dell’ennesimo ciclo di chemioterapia cui si era sottoposto per combattere il cancro contro cui lottava da diversi mesi, che lo aveva costretto a diverse operazioni a Cuba e al ritiro dalla scena pubblica.

La notizia, annunciata con commozione dal suo delfino e successore, Nicolas Maduro, nominato lo scorso 8 dicembre, ha colto di sorpresa l’intera nazione. Tra lo sgomento e le lacrime, migliaia di persone si sono riversate per le strade di Caracas fino a tarda notte per omaggiare il presidente con cori di sostegno e gratitudine. Tra quelli recitati, lo slogan più ripetuto è stato “La lotta continua, Chavez vive!”. Lo stesso vicepresidente venezuelano, al momento dell’annuncio del decesso, ha sottolineato che “chi (come Chavez, ndr) muore per la vita, non può essere considerato morto” e che “d’ora in poi non bisogna più versare lacrime, ma rispettare il dolore della famiglia”.

Ieri mattina, alle 10 ora locale, un corteo rosso (colore della “rivoluzione bolivariana”) ha accompagnato il feretro per le strade della capitale, partendo dall’Ospedale Militare e terminando la corsa presso la hall dell’Accademia Militare di Caracas, dove avverrà la sepoltura. La “maratona”, durata sei ore, è stata trasmessa in diretta dai mezzi di informazione venezuelani e mandata in onda a reti unificate, in tipico stile chavista.

Il Ministro della Difesa, Diego Molero, ha dichiarato che le Forze Armate Nazionali Bolivariane sono presenti su tutto il territorio per garantire la sicurezza del Paese e assicurare il rispetto della Costituzione.

Sempre secondo la Costituzione, entro trenta giorni dovranno essere convocate nuove elezioni, questione rispolverata e risolta meno di cinque mesi fa, quando Chavez era uscito nuovamente vincitore, raggiungendo il traguardo di quattro mandati consecutivi.

L’opposizione ha deciso di ricandidare Henrique Capriles, considerato dai suoi detrattori “amico degli Stati Uniti, aperto al libero mercato e anti-chavista”, che nell’ultima tornata elettorale era riuscito ad ottenere il 45% dei consensi. Alla notizia del decesso, attraverso Twitter, Capriles ha espresso “solidarietà nei confronti della famiglia Chavez e dei suoi sostenitori. In momenti come questo, la grande famiglia venezuelana deve rimanere unita!”

La morte di Chavez si incastra con la recente decisione di Maduro, che martedì scorso aveva fatto espellere due Consiglieri Militari dell’Ambasciata USA a Caracas, accusati di complotto verso la stabilità del Paese e di aver avvelenato lo stesso presidente venezuelano. La smentita da Washington è stata immediata e secca: “Tali accuse ci appaiono assurde, le rifiutiamo completamente”.

Intanto per Nicolas Maduro si presenta una nuova occasione per testare (e confermare) le sue qualità politiche nel ruolo di vicepresidente. Durante il corteo funebre, al quale ha partecipato camminando al fianco del feretro, Maduro si è calato completamente nella parte del suo predecessore: ha indossato i suoi vestiti, ha assunto le sue stesse movenze e ne ha imitato il modo di parlare, fino a ripetere più volte alla folla commossa e disperata: “Io sono Chavez”.

Morto un caudillo se ne fa un altro? Recitare un copione non basterà a sostituire o compensare una personalità carismatica come quella di Chavez, la cui morte destabilizza l’assetto politico dell’America Latina, sollevando dubbi riguardo l’imminente futuro del Venezuela, in bilico tra la prospettiva di un dialogo con gli Stati Uniti - con eventuali risvolti positivi, probabilmente attento anche alla lotta al fenomeno del narco-traffico - e la decisione di rispettare le coordinate dettate finora da Chavez, con lo sguardo rivolto all’ambizioso (ma dalle trame anacronistiche) progetto di una Patria Grande.

Intanto, in Venezuela sono stati indetti sette giorni di lutto nazionale, mentre due a Cuba, nazione dove il presidente siè sempre recato per sottoporsi alle cure contro il cancro, e il cui popolo lo ricorda come “uno tra i figli più importanti, ammirato, seguito e amato. Chavez è cubano!”.

2 commenti:

  1. Caro Dado, invece che fartelo a voce, il commento te lo "posto", così ti aumento l'audience. Devo dire che l'articolo è molto ben scritto e molto equilibrato. Chi non sa nulla del Venezuela (e - diciamo la verità - tra te e me non è che ne sappiamo molto più di nulla) impara in breve tante esatte informazioni, tra cui quella che questo Chavez era sì un caudillo da quattro mandati consecutivi, ma anche che il suo avversario ha preso un bel po' di voti alle ultime elezioni (quindi niente maggioranze bulgare) e ha ritenuto opportuno rivolgergli un omaggio cavalleresco. Aggiungo su questo tema che un paio di anni fa Chavez aveva sì proposto una riforma costituzionale che in faceva dubitare del suo senso democratico, ma poi l'aveva sottoposta a referendum, l'aveva perso per un soffio e aveva accettato senza fiatare il risultato... Un senso della misura che era purtroppo mancato al povero Allende quarant'anni fa. Un caro saluto dal tuo principale provvisorio Davide C.

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    1. Ciao Davide. Ti ringrazio per il commento e, soprattutto, per il tuo parere, per me importante. Quanto all'audience, purtroppo questo blog non conta molte visite giornaliere, complice il fatto che lo curi poco, però le tue righe sono servite per avere maggiori informazioni; fungono ora da paratesto all'articolo, integrandolo...Meglio di così!
      Grazie ancora. E speriamo in più superiori provvisori come voi!

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