Madrid, Spagna - Era il 22 giugno scorso quando 200
minatori provenienti dalle comunità delle Asturie, Aragona, Castiglia e Leòn si
misero in marcia a piedi, verso Madrid, dando vita alla cosiddetta "Marcia nera", per
protestare contro i tagli al settore carbonifero, uno dei più vivi delle
singole comunità, annunciati dal Presidente del Consiglio spagnolo.
Si tratterebbe di tagli pesanti, drastici, quelli di Mariano Rajoy, per rientrare nei parametri dettati dall'Unione Europea, con una riduzione da
Numeri che hanno certamente messo in allarme le migliaia di persone implicate nel settore, uno dei più produttivi e trainanti delle regioni spagnole in questione.
Dopo la manifestazione
Ma il culmine dell'azione non troppo simbolica dei minatori si è avuta in tarda mattinata, proprio nella capitale, dove il corteo ha sfilato per le strade più importanti della città, giungendo alle porte del Ministero dello Sviluppo Economico.
Diversi gli slogan intonati e gli striscioni presenti alla manifestazione, tra quelli che gridavano contro i tagli previsti da Rajoy e quelli che ringraziavano il sostegno ricevuto da migliaia di cittadini spagnoli, accorsi da tutta la nazione per incoraggiare i minatori.
Massiccia la presenza della polizia in tenuta anti-sommossa, una misura di sicurezza presa in anticipo, quasi a voler intuire un triste epilogo. E in effetti non sono mancate le cariche da parte delle forze dell'ordine e violenti tafferugli con i manifestanti, per un bilancio finale di 76 feriti lievi (di cui 33 poliziotti) e 7 manifestanti in stato d'arresto.
E dopo lo scioglimento
Ma la protesta non è finita, perchè i sindacati dei minatori hanno annunciato una manifestazione prevista per la settimana
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